Tu sei qui: ChiesaArcidiocesi Amalfi - Cava de' Tirreni: XXV Congresso Diocesano /foto
Inserito da (Admin), domenica 10 marzo 2024 18:55:09
di Mafalda Bruno
Si è svolto ieri, sabato 9 marzo, presso la Parrocchia Sant'Alfonso di Cava de' Tirreni, il XXV Convegno Diocesano avente ad oggetto "Dalla bellezza allo stupore del Mistero Celebrato".
Alla presenza del Vescovo della Diocesi di Amalfi - Cava de' Tirreni, S.E. Mons. Orazio Soricelli e di altri rappresentanti del clero diocesano, il dibattito è stato relato da S.E. Mons. Vittorio Francesco Viola, Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
In varie sfaccettature si è riflettuto sul fatto che l'essere amati e desiderati dalla Santissima Trinità e lo stupore che ne dovrebbe derivare, in realtà, tale stupore, viene poi appiattito dall'abitudine di fare certi gesti e consuetudini, perché siamo creature fragili, provvisorie di fronte ad un Dio che invece ci precede sempre, con la stabilità del suo amore per noi nonostante le nostre debolezze.
Riguardo al tema della liturgia ci si è chiesto: qual è la sua bellezza? E' la presenza reale di Gesù nella celebrazione della Santa Messa, realtà che ancora porta con sé stupore e come "naturale" conseguenza all'adorazione di Cristo fatto carne. Qual è il male peggiore dei nostri tempi riguardo alla liturgia?
E' l'abitudine di fare gesti di routine, non rendendoci conto veramente di cosa stiamo dicendo o vivendo. Il silenzio durante le celebrazioni va riscoperto come preghiera e dialogo con Gesù presente, non come motivo di scambiare due chiacchiere col vicino di banco in Chiesa.
Perché se non sperimentiamo noi in primo luogo la preghiera, il contatto diretto e silenzioso con Gesù, sarà poi difficile trasmettere la nostra fede e farne partecipi i nostri fratelli. Cosa si può mai trasmettere se non si vive per primi una certa esperienza di vicinanza con Cristo?
Riprendendo poi il tema che ha fatto da filo conduttore al Convegno, il Parroco di Cetara, Don Andrea Caputo, nella messa domenicale del 10 marzo, ha di nuovo rimarcato, come ha fatto molte altre volte, che quando prendiamo la Comunione, si deve capire che stiamo prendendo tra le mani Gesù in persona: tanti prendono l'Ostia come se si trattasse di una fetta di salame o di patatine prese dal bar. L'Ostia va messa poi messa in bocca subito, davanti al Sacerdote celebrante, e non va portata in mano, in giro tra i banchi, come fosse, appunto, uno snack.
Ci rendiamo conto che in quel momento in mano abbiamo Gesù in Persona? Forse no, forse non abbastanza.
Maggiore formazione, maggiore conoscenza del significato della liturgia e dei suoi gesti, simboli e parole.
Dobbiamo reimparare a capire i vari momenti di preghiera e riflessione della Santa Messa.
E lasciarsi formare, fare pratica liturgica: solo così capiremo cosa vuole fare Cristo della nostra vita e del nostro essere sue creature amate.
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